Drag in black

Drag queen - termine inglese che definisce attori o cantanti in prevalenza (ma non necessariamente) gay o transgender, che si esibiscono in canti e balli, di frequente dai connotati maliziosi, ironici e divertenti, indossando abiti femminili. Le donne che recitano in abiti maschili sono invece dette drag king. Sono invece faux queens o anche bio queens le donne biologiche che si esibiscono in drag in abiti femminili. Per estensione sono drag queen tutte/i coloro che interpretano ruoli en travesti, spesso cantando in playback. Alla fine, in ogni caso, ognuno e ognuna di noi non è altro che …… una stronza che si abbronza la patonza! (cit. Bernadette – Priscilla, la regina del deserto) Quando l’amico e fotografo Giancarlo Casnati, con il quale le drag queen dell’Associazione Culturale Dragqueenmania hanno condiviso per mesi e mesi serate di spettacolo divise fra ristoranti, pub, feste del Pd, sabbiose passerelle in riva al mare e fredde e scivolose salite in mezzo alle montagne molisane, ci ha proposto questa mostra fotografica, dal titolo Drag in Black – Backstage, non abbiamo potuto fare altro che accettare con la congenita e naturale remissività che ci contraddistingue. Una proposta a dir poco indecente, visto che questa selezione di fotografie ci “mostra” in bianco e nero e, soprattutto, completamente indifese davanti all’occhio amico e sapiente, ma pur sempre indiscreto, di Giancarlo. Indifese perché private delle nostre armi di persuasione di massa: tacchi, ciglia finte, ridondanti costumi, improbabili parrucche e infine e soprattutto l’assenza del colore che appiattisce la nostra condizione naturale di glamorous stars e ci rende delle semplici api operaie invece di sfavillanti regine, centro attrattivo di quel meraviglioso alveare dove ci muoviamo, interpretando ogni volta una star, un personaggio, un’emozione. Questa è una drag queen, parola spesso utilizzata a sproposito per indicare un fenomeno, quello degli spettacoli en travesti, che al loro interno comprendono mille sfaccettature, mille possibilità e soprattutto di nuovo mille verità e mille bugie. D’altronde è essenza stessa della drag queen non la bugia intesa come falsità e menzogna, ma il suo significato esteso più mite di favola e invenzione. Le drag queen sono bugiarde quando si paludano in abiti femminili e liberano la donna (a volte un vero e proprio donnone) che è dentro di loro, lo sono quando le danno voce esagerando nel trucco, nei vestiti, nelle parrucche e nell’incedere. Siamo noi, le queen, che, con la primitiva bugia/invenzione del travestimento de-genere, risorgiamo fenici colorate e glitterate per attirare e assorbire la luce intorno a noi e con essa lo stupore degli astanti. Ma il percorso che ci porta alla vetta del successo (anch’esso bugiardo, perché effimero e “inventato”) passa da quel bianco e nero che Giancarlo ha saputo così bene cogliere e interpretare. Gli scatti entrano dentro l’anima, scompongono per così dire l’assunto originario della drag queen: la sua “presunta” favolosità a tutti i costi. Trucchi esagerati che perdono le sfumature del colore, incompleti perchè non finiti, che mostrano la debolezza del maquillage non ancora terminato ma aprono la porta dell’anima stessa della drag queen che è per definizione favolosa perché strutturata. L’incompletezza ci rende quindi più umane, più vicine e quindi avvicinabili. Così come è vero che alla fine della fiera, sedute nei camerini o appoggiate dietro le quinte di un piccolo palco con luce fioca, sveliamo e disveliamo il nostro vero volto, come nel magico cerchio della vita di Gabriel Garcia Marquez, dove il tempo, la vita, l’amore, il successo, seguono e si inseguono ritornando al punto di partenza e da lì ripartono. Se il re è nudo, anche la Queen non scherza. E in mezzo, tutto il resto è travestimento. La Karl du Pigné

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